5. Il pilone dell'apparizione

Davanti al pilone che indica il luogo esatto dell’apparizione fermiamoci a pensare a ciò che irrompe nella nostra vita quando non ce l’aspettiamo: un fatto, un incontro, una gioia o una croce... Sono le occasioni che la vita e il suo Creatore mettono sul nostro cammino, affinché cresciamo nella conoscenza e nell’amore. Senza dimenticarci che siamo esseri umani e facciamo i conti con i limiti nostri e altrui, e soltanto alla fine dei nostri giorni in Dio avremo tutto chiaro e troveremo pienezza. L’apparizione di Maria, per chi crede, è uno squarcio sul futuro. Lei, che è già giunta alla meta, ce la ricorda sempre e prega per noi, «adesso e nell’ora della nostra morte». Amen, sia così anche per noi.

Tra storia ed arte

È il 30 settembre 1630. Pietro Garino sta lavorando in questo bosco e si ritrova i due quadretti votivi presi sul Rocciamelone l’anno precedente che teneva in casa a Forno, prima sulla punta di un albero e poi accanto a sé. Stupito dall’evento straordinario si inginocchia, scopre il capo e a mani giunte invoca la Beata Vergine. Su di un sasso, tra due donne, gli appare con un velo verde in capo e una lunga veste argentata, coperta di gioielli lucenti. Ha i piedi scalzi, candidi come la neve, i sandali allacciati da cordicelle. Pietro Garino si ritrova trasportato «senza sapere come» ai suoi piedi e le chiede se è la «Madre di Dio». Ella risponde affermativamente e gli lascia l’incarico di invitare il popolo di Dio, tramite parroco o altro religioso, a celebrare messe in suo onore per ottenere dal proprio Figlio la salvezza dalla peste. Alla domanda sulle sorti della guerra, lei risponde promettendo una pace «sicura». Garino esprime il timore che il popolo «se ne rida» di questo racconto, ma la risposta della Madonna è perentoria: ci penserà lei. Ciò detto, alza la mano destra, lo benedice e scompare.

Nei giorni seguenti racconta ciò che è avvenuto; le sue parole sono registrate sotto giuramento dal notaio di Monastero davanti a 22 testimoni.

Il 10 ottobre 1630 torna al luogo dell'apparizione e durante la preghiera sente una voce che gli ripete il messaggio: «Dì al popolo che per l’avvenire siano più devoti del passato, altrimenti la peste con difficoltà si leverà dal mondo». E gli aggiunge di non portare più alcun tipo d’arma, «tanto offensive che difensive».

Sul pilone compare dal 1877 una scritta su marmo che esorta a fermarsi per onorare la Madre e riporre in lei fede e speranza. Dal 2016 è arredato dall’immagine della statua della Madonna di Forno, da quella di un antico palliotto del santuario con la scena dell’apparizione e da ceramiche raffiguranti Maria e il Bambino, realizzate dall’artista Cristina Rolando di Forno Canavese. Sono della stessa mano le ceramiche con due frasi pronunciate dalla Madonna, secondo i Vangeli: «Sono la serva del Signore. Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38); «Qualsiasi cosa Gesù vi dica, fatela» (Gv 2,5).

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Noi umani siamo creature in perenne cammino, siamo viandanti alla ricerca di una terra generosa